Italia, c’è una bellissima notizia per tutti: riguarda il lavoro

In Italia ci sono dei dati sul lavoro che potrebbero lasciare a bocca aperta anche i più pessimisti, difatti a settembre 2023 si è toccato un numero che non veniva registrato dal 1977: gli italiani occupati sono 23 milioni e 656 mila.

Nonostante le difficoltà del mercato del lavoro attuale e le problematiche economiche globali che spingono le imprese a osservare i conti in modo oculato, i dati sul lavoro in Italia sembrano portare qualche gradita nota di ottimismo.

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Occupazione in Italia: i dati riaccendono l’ottimismo – Targatosa.it

Nel mese di settembre 2023, il numero di occupati e disoccupati ha registrato un aumento, mentre cala quello di coloro che vengono definiti inattivi. L’aumento dell’occupazione (+0,2%, pari a +42mila unità) è una combinazione della crescita osservata tra gli uomini, i dipendenti permanenti, gli autonomi, gli under 35 e le persone di età compresa tra 35 e 49 anni, e del calo osservato tra le donne, i dipendenti a termine e le persone di età compresa tra 35 e 49.

Il tasso di occupazione aumenta del 0,1 punti al 61,7%. Tale livello è cresciuto dello 0,3% per 80mila persone, confrontando il terzo trimestre 2023 con il secondo trimestre. Se confrontiamo poi il dato trimestrale, la crescita dell’occupazione è stata correlata alla diminuzione delle persone in cerca di lavoro (-1,9%) e degli inattivi (-0,5%, -63mila unità). Sempre a settembre 2023, il numero di occupati ha superato quello di settembre 2022 del 2,2%, con un aumento di 512mila unità.

Le persone che cercano lavoro sono in aumento

La crescita del numero di persone in cerca di lavoro (+1,9%, pari a +35mila persone) coinvolge le donne e coinvolge tutte le classi d’età. Il tasso di disoccupazione generale sale al 7,4% (+0,1 punti) e il tasso di disoccupazione giovanile scende di 0,1 punti.

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I dati italiani sull’occupazione sono i migliori dal 1977 – Targatosa.it

Inoltre, la percentuale di persone inattive tra i 15 e i 64 anni è diminuita del -0,7%, cioè pari a 92mila persone, in tutte le classi d’età. Il tasso di inattività è diminuito del 0,2 punti al 33,2%. Il numero di persone in cerca di lavoro è diminuito del 5,1% a 101mila e il numero di persone inattive tra i 15 e i 64 anni è diminuito del 3,6% a 459mila. La percentuale di disoccupazione è salita dal 7,3% al 7,4%, secondo i dati Istat di settembre. Gabriel Debach, market analyst della piattaforma di investimenti e trading eToro, osserva che è sempre più difficile prevedere un aumento significativo del livello di disoccupazione in un momento di lotta all’inflazione come quello attuale.

Tuttavia, il calo del tasso di inattività al 33,2% può essere visto come un segno positivo, poiché indica un maggiore coinvolgimento nella forza lavoro in generale e indica al contempo una tendenza al ribasso rispetto ai picchi registrati durante la pandemia da Covid-19. Debach afferma che questa tendenza aumenterà nei contratti a termine in favore di quelli a tempo indeterminato, il che significa che le famiglie italiane riceveranno un sostegno maggiore.

Autonomi e lavoratori stabile si consolidano

Anche a settembre, il mercato del lavoro mostra segnali positivi, crescendo sia nel mese precedente che nel mese corrispondente dello scorso anno. Nella media dei primi nove mesi del 2023, gli occupati sono cresciuti di 437mila persone e le persone in cerca di lavoro sono diminuite di 118mila persone. Ció porta il tasso di disoccupazione medio al 7,6%, sei decimi di punto in meno rispetto al 2022.

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In Italia i dati sull’occupazione mostrano segni incoraggianti – Targatosa.it

Anche la crescita del tasso di disoccupazione dovrebbe essere letta come un fattore positivo. Una parte dei disoccupati o scoraggiati sembra abbia ripreso la ricerca del lavoro. Confcommercio sottolinea che sono particolarmente importanti le indicazioni basate sulla tipologia contrattuale per dimostrare livelli occupazionali più stabili e di qualità mentre si ridimensiona la parte a termine.

In effetti, gli occupati alle dipendenze hanno continuato a crescere nei mesi precedenti e hanno registrato un aumento medio di 375mila unità rispetto al 2022. Ciò è il risultato di un notevole aumento degli occupati permanenti, che è stato di 475mila unità, e di una flessione degli occupati a termine, che è stato di 100mila unità. L’Ufficio Studi conclude che le prestazioni della categoria dei lavoratori autonomi hanno mostrato la crescita tendenziale più elevata dell’anno in corso (+115mila rispetto al 2022). Ma gli stessi hanno anche registrato un aumento di 62mila unità nella media dei nove mesi, indicando un evidente recupero di quanto perso durante la fase peggiore della pandemia da Covid-19.

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