È possibile rifiutare un 30 all’Università? Questa storia ha dell’incredibile

Chi mai rifiuterebbe un 30 all’università? Questa storia è davvero assurda ed è successa davvero: ecco la vicenda.

Studiare all’università è un grosso impegno. Ci vuole molto tempo e una grande dedizione. La costanza è quella che serve in questi casi. Tuttavia non bisogna dimenticarsi che prendere dei voti alti può servire, ma non è sempre necessario ai fini di una laurea. C’è anche chi preferisce non accontentarsi del voto più alto che può essere raggiunto. Parliamo ovviamente del 30, l’esito migliore che si può ricevere a un esame scritto o orale.

Si può rifiutare un 30 all'università?
Una persona ha rifiutato un 30 all’università: ecco il motivo – Targatosa.it

Questa storia riguarda una persona degli anni ’70, che aveva intenzione di laurearsi il prima possibile. I tempi erano diversi da quelli di adesso ed era più difficile studiare. Inoltre non si distinguevano le persone che copiavano da coloro che studiavano realmente. In un certo senso la bravura dei professori era molto richiesta in quel contesto. Eppure anche all’epoca esisteva qualcuno che rifiutava i voti più alti.

Rifiuta un 30 all’università, il docente rimane senza parole: la motivazione è assurda

Quest’uomo aveva deciso di rifiutare un 30 per un semplice motivo. Il professore, in base alla sua esperienza, riteneva che avesse copiato. Non voleva dargli il voto massimo, ma allo stesso tempo non poteva dimostrare niente. Per cui era stato “costretto” ad assegnargli il 30, che come sappiamo è l’esito migliore di un esame. Tuttavia l’uomo, vedendo la situazione che si era venuta a creare, ha compiuto un gesto folle.

Si può rifiutare un 30 all'università?
Qualcuno ha rifiutato un 30 all’università – Targatosa.it

Invece che accettare quel 30, scrisse di sua mano “18”, sorprendendo l’insegnante e gli studenti stessi. Non voleva essere valutato per casualità, bensì solo per merito. Conduceva una vita da fuori sede e studiava quando poteva, anche perché lavorava. Voleva che la sua bravura fosse frutto soltanto del suo impegno, e non di un’altra persona. Da quel momento in poi, però, faticò per rialzare la sua media (abbassata da quel 18 che si era auto-assegnato).

Doveva essere del 27 per poter ricevere la sua borsa di studio. Era una delle pochissime fonti di guadagno che aveva, e senza di essa non poteva studiare. Con il passare del tempo riuscì a raggiungere il suo obiettivo, seppur con una fatica immane. Al giorno d’oggi non si rifiuterebbe un 30 a priori, ma è interessante conoscere una storia del genere. All’epoca un voto così alto in pochi lo ottenevano, ed era frutto di un impegno fuori dal comune.

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